Testimonianza di Gustavo Esteva

Chi è Gustavo Esteva?
Lui si definisce "un attivista sociale e un intellettuale pubblico deprofessionalizzato". Messicano, dopo una intensa e avventurosa vita militante prima, e aver occupato importanti incarichi governativi poi, la sua prospettiva politica e sociale venne cambiata dall'incontro con Ivan Illich, di cui diverrà amico e collaboratore. Oggi vive nella regione di Oaxaca, dove ha fondato un'originale Università della Terra, conforme alle idee di Illich sul libero apprendere, in tandem con la analoga esperienza condotta in Chiapas da Raymundo Barraza. Autore di vari testi, con una vasta rete di relazioni in America Latina e fuori, è stato assessore degli zapatisti all'epoca dei Colloqui di San Andrés e ha partecipato attivamente a quella straordinaria esperienza della APPO (Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca), che per alcuni mesi ha gestito autonomamente la città, prima della cruenta repressione governativa.

da una breve presentazione di Aldo Zanchetta, in occasione della pubblicazione in Italia di Antistasis, l'insurrezione in corso (Asterios, 2012)


(vedi anche il testo in lingua originale)

Oaxaca, Oax. 8 febbraio 2015

Stimati amici:

La mia visita alla Valle di Susa mi ha lasciato una traccia incancellabile. Mi hanno impressionato soprattutto la vitalità, l'ingegno ed il valore di quelli che hanno continuato per tanto tempo a difendere la loro casa, il loro territorio, la loro vita, di fronte alla minaccia di un'opera che li danneggerebbe irrevocabilmente. Mi ha impressionato nello stesso modo la risposta delle autorità, che ben lungi dal dimostrare un'atteggiamento democratico di fronte alle legittime preoccupazioni dei cittadini, sviluppava forme aperte di autoritarismo. Ciò che mi ha impressionato di più, senza dubbio, è l'evidente somiglianza che ho rilevato tra la situazione nella Valle di Susa e ciò che sta succedendo in Messico ed in altri paesi dell'America Latina.
Certamente la situazione in Messico rappresenta un caso estremo. Il TPP ha appena emesso una sentenza molto dura, una volta dimostrata la deviazione di potere in cui sono incorse le autorità che si sono succedute, una deviazione di potere che ha condotto chiaramente al disastro attuale. Ed è questa stessa deviazione di potere che stiamo osservando da altre parti. I Governi sono sempre di più al servizio di imprese multinazionali e di una modalità di impiego delle risorse pubbliche che non corrisponde alle necessità, agli interessi ed ai desideri dei cittadini e rappresenta quasi sempre una violazione di diritti umani e di garanzie individuali.

Gli argomenti esposti nell'attuale congiuntura, a causa della globalizzazione neoliberale, sono stati riconosciuti ormai dalle stesse Nazioni Unite, dove è ripreso il dibattito sull' impatto delle imprese multinazionali sui diritti umani. Si è costituito un Gruppo di Lavoro Intergovernativo per elaborare un trattato al riguardo, che si allinei alle norme internazionali vigenti. Sebbene ciò si riferisca in particolare ai popoli indigeni, che sono i più colpiti dalle tendenze attuali e che si trovano sul fronte di una battaglia contro la accumulazione per spoliazione che si instaura dappertutto, è evidente che ciò che è in gioco non riguarda solo loro.

Attualmente, in Messico, c'è un'amplissima mobilitazione di cittadini che oppone resistenza a livello locale ad opere pubbliche e private che minacciano il territorio ed i modi di vivere e di autogoverno della popolazione. A livello nazionale ed internazionale questa mobilitazione indica esplicitamente la necessità di rimuovere tutti i responsabili della corruzione e della violenza dominanti – che risulta essere tutta la classe politica. Si diffonde la convinzione che risulta ormai impossibile distinguere con chiarezza tra il mondo del crimine organizzato e quello delle istituzioni. Al punto che queste ultime e coloro che le dirigono abbandonano sempre di più i loro obblighi verso i cittadini , per occuparsi solamente degli interessi delle imprese multinazionali, dei criminali e degli interessi privati, ricorrono in modo crescente alla violenza poliziesca o criminale ed a diverse forme di militarizzazione, che smantellano le basi della vita democratica e dello stato di diritto.
Abbiamo documentato ampiamente, come abbiamo mostrato quando è stato il momento al Tribunale Permanente dei Popoli, tanto le terribili quantità e qualità dei crimini commessi nell'ultimo decenio, quanto le violazioni sistematiche dei diritti umani e delle regole di una vita civilizzata, per realizzare opere pubbliche e private contro la volontà dei cittadini, in un'escalation di violenza che ha obbligato un terzo delle messicane e dei messicani ad andarsene dal paese.

La situazione catastrofica a cui siamo giunti in Messico, che ci porta ad esigere un cambiamento di regime pacifico e democratico, non si è prodotta da un giorno all'altro. E' il prodotto di un lungo processo di deterioramento delle istanze democratiche, al punto che la voce dei cittadini è stata ridotta a silenzio o inascoltata per occuparsi solo dei tecnocrati e delle imprese al servizio di pochi. Lo stesso fenomeno che ci è toccato di osservare in Valle di Susa, durante la nostra visita. Abbiamo lasciato la Valle con l'entusiamo di aver preso contatto con la vitalità e l'energia del movimiento cittadino, e con la preoccupazione di constatare lì fenomeni molto comuni nei nostri paesi e in modo molto chiaro in Messico, dove le autorità sedicenti democratiche tradiscono il loro mandato e rifiutano di rispettare le proteste dei cittadini. Abbiamo ascoltato fino alla nausea gli argomenti a favore dei megaprogetti, sfruttamento minerario ed altre opere pubbliche e private.....e senza dubbio è impressionante osservare che quegli stessi argomenti vengono utilizzati per il TAV.

Queste osservazioni portano ad una disgraziata conclusione: non siamo di fronte ad un fenomeno locale o che preveda solo corruzione e prepotenza da parte di un piccolo gruppo di funzionari e imprese. Siamo di fronte a forze globali ed ad una concentrazione economica senza precedenti, che per promuovere i loro interessi stanno smantellando le condizioni giuridiche e istituzionali degli stati democratici, costruite negli ultimi 200 anni. Pensiamo che buona parte delle prove e degli argomenti che sono stati alla base delle sentenze del Tribunale Permanente dei Popoli in Messico, ed in altri casi, valgano anche nella Valle di Susa.

Il Tribunale rappresenta una forza morale e politica indiscutibile. Lo abbiamo sperimentato in Messico. Coltiviamo la speranza che la sua sentenza riguardante la Valle di Susa contribuisca a rafforzare il movimiento cittadino che continua a difenderla ed a cui testimoniamo la nostra solidarietà più profonda.

Con un saluto affettuoso,

Gustavo Esteva


Oaxaca, Oax. 8 de febrero de 2015

Estimados compañeros:

Mi visita al Valle de Susa me dejó una huella imborrable. Me impresionó muy especialmente la vitalidad, ingenio y valentía de quienes han persistido por tanto tiempo en la defensa de su casa, su territorio, su vida, ante la amenaza de una obra que las dañaría de modo irrevocable. Me impresionó igualmente la respuesta de las autoridades, que lejos de reflejar una actitud democrática ante legítimas preocupaciones ciudadanas expresaba formas abiertas de autoritarismo. Lo que más me impresionó, sin embargo, fue la evidente semejanza que observé entre la situación en Valle de Susa y lo que está ocurriendo en México y otros países de América Latina.

Es cierto que la situación en México es un caso extremo. El Tribunal Permanente de los Pueblos acaba de dictar una sentencia muy dura, una vez que quedó demostrada la desviación de poder en que incurrieron sucesivas autoridades, una desviación de poder que condujo claramente al desastre actual. Es esa desviación de poder la que estamos observando en otras partes. Los gobiernos están cada vez más al servicio de empresas transnacionales y de una forma de empleo de los recursos públicos que no corresponde a las necesidades, intereses y deseos de los ciudadanos y representa casi siempre una violación de derechos humanos y garantías individuales.

Los asuntos planteados en la coyuntura actual, por la globalización neoliberal, han sido ya reconocidos en Naciones Unidas, en donde se ha retomado el debate sobre los impactos de las empresas transnacionales sobre los derechos humanos. Se ha creado un Grupo de Trabajo Intergubernamental para elaborar un tratado al respecto, que se ajuste a las normas internacionales vigentes. Aunque todo esto se refiere en particular a los pueblos indígenas, que son los más afectados por las tendencias actuales y que se encuentran en el frente de batalla contra la acumulación por despojo que se instaura en todas partes, es evidente que lo que está en juego no les concierne solamente a ellos.

Actualmente, en México, existe una amplísima movilización ciudadana que resiste a nivel local obras públicas y privadas que amenazan el territorio y las formas de vida y de gobierno de la población. A nivel nacional e internacional, esa movilización plantea explícitamente la necesidad de remover a todos los responsables de la corrupción y violencia reinantes – que resultan ser todas las clases políticas. Se extiende la convicción de que resulta ya imposible distinguir con claridad entre el mundo del crimen y el de las instituciones. A medida que éstas y quienes las encabezan abandonan cada vez más sus obligaciones con los ciudadanos, para atender solamente los intereses de las empresas transnacionales, los criminales y los intereses privados, se recurre crecientemente a la violencia policiaca o criminal y a diversas formas de militarización, que desmantelan las bases de la vida democrática y el estado de derecho. Hemos documentado ampliamente, como mostramos en su momento al Tribunal Permanente de los Pueblos, tanto la terrible cantidad y calidad de los crímenes cometidos en la última década, como las violaciones sistemáticas de los derechos humanos y las normas de la vida civilizada para realizar obras públicas y privadas contra la voluntad de los ciudadanos, en una escalada de violencia que obligó a la tercera parte de los mexicanos y mexicanas a salir de su país.

La situación catastrófica a la que hemos llegado en México, que nos lleva a exigir un cambio pacífico y democrático de régimen, no ocurrió de un día para otro. Es producto de un largo proceso de deterioro de las instancias democráticas, a medida que las voces ciudadanas fueron acalladas o desoídas para atender solamente las de tecnócratas y empresas al servicio de unos cuantos. Es el fenómeno que nos tocó observar en Valle de Susa, durante nuestra visita. Salimos del Valle con el entusiasmo de haber presenciado la vitalidad y energía del movimiento ciudadano, y con la preocupación de constatar ahí fenómenos muy comunes en nuestros países y muy claramente en México, cuando las autoridades supuestamente democráticas traicionan sus mandatos y se niegan a respetar el clamor ciudadano. Hemos escuchado hasta el cansancio los argumentos a favor de megaproyectos, explotaciones mineras y otras obras públicas y privadas...y es sin duda impresionante observar que esos mismos argumentos se han estado empleando por el TAV.

Estas observaciones llevan a una infortunada conclusión: no estamos ante un fenómeno local o que suponga solamente corrupción y prepotencia autoritaria de un pequeño grupo de funcionarios y empresas. Estamos ante fuerzas globales y ante una concentración económica sin precedente, que para impulsar sus intereses están desmantelando las condiciones jurídicas e institucionales de los estados democráticos, construidas en el curso de los últimos 200 años. Pensamos que buena parte de las pruebas y argumentos que fueron fundamento de las sentencias del Tribunal Permanente de los Pueblos en México, y en otros casos, podrían emplearse también en Valle de Susa.

El Tribunal es una fuerza moral y política indudable. Lo experimentamos en México. Abrigamos la esperanza de que su sentencia respecto a Valle de Susa contribuya a fortalecer el movimiento ciudadano que lo sigue defendiendo y al cual le expresamos nuestra más profunda solidaridad.

Con un saludo afectuoso,

Gustavo Esteva