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Notizie dal Controsservatorio Valsusa 3 febbraio 2016

Notizie dal Controsservatorio Valsusa 3 febbraio 2016
   


Notizie dal
Controsservatorio Valsusa
 
 
 
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Il quarto Quaderno del Controsservatorio Valsusa

E' uscito il quarto Quaderno del Controsservatorio

Il volume è curato da Livio Pepino

 

 

IL TRIBUNALE PERMANENTE DEI POPOLI
LE GRANDI OPERE E LA VALSUSA

Edizioni Intra Moenia

 

Chiedetelo in libreria

Disponibile anche in pdf

 

(vedi la scheda)

Quaderno 4 copertina small

Nelle scorse settimane sono state pubblicate le motivazioni della sentenza che ha concluso lo scorso novembre la sessione del Tribunale Permanente dei Popoli dedicata alle Grandi Opere. Il quarto quaderno del Controsservatorio ripercorre le diverse fasi che hanno portato al risultato conclusivo, analizza il contesto e approfondisce le prospettive.  

Nel raccomandare vivamente la lettura anticipiamo qui alcuni contenuti delle motivazioni della sentenza che potete trovare anche sul nostro sito.

 

Il TPP afferma che ha ritenuto importante approfondire e verificare l’interazione ed il rapporto gerarchico tra variabili e determinanti economico-finanziarie di una “grande opera” proposta come strategica a livello nazionale e sostenuta a livello europeo, e gli obblighi relativi al rispetto dei diritti fondamentali degli individui e delle comunità nelle normative nazionali ed internazionali.

A questo riguardo ha valutato opportuno valutare se e quanto il caso Val Susa poteva essere considerato come espressione di una situazione conflittuale locale, o dovesse essere inquadrato e confrontato con la situazione internazionale (europea e non solo) relativa alle grandi opere, per verificarne il possibile carattere di espressione esemplare di un problema sistemico a livello europeo e globale.

E ricorda in proposito di aver acquisito documentazione e informazioni su altre grandi opere italiane ed europee ritenute rappresentative di situazioni comparabili e/o complementari alla Nuova linea ferroviaria Torino-Lione e ricorda che la segreteria del Tribunale ha anche effettuato accessi diretti a Notre Dame des Landes e a Venezia.

 

Preso atto della militarizzazione del territorio in Val di Susa e della forte repressione che colpisce le proteste ha riconosciuto che le risposte istituzionali spesso hanno superato la soglia fisiologica del mantenimento dell’ordine democratico e dell’equilibrato perseguimento dei reati e ha parlato esplicitamente di introduzione di una sorta di diritto penale “speciale”.


Ha affermato che il rispetto sostanziale del diritto alla partecipazione coincide con lo strumento principale di garanzia e di legittimazione nei processi decisionali ricordando che qualsiasi limitazione grave dell’esercizio del diritto alla partecipazione ostacola anche la garanzia di altri diritti, e si traduce in una violazione della governabilità democratica.

 

Il TPP ha rilevato responsabilità anche nelle istituzioni europee e ha concluso che la gestione della vicenda del TAV in Valle di Susa si è delineata non già come episodio isolato e a sé stante ma come metodo diffuso di intervento rispetto alle grandi questioni di modifiche territoriali e dell’ambiente in atto.

 

Ha poi approfondito la relazione tra interesse locale e interesse generale considerando che l'affermazione secondo cui nessun interesse locale può contrapporsi fino in fondo a quello che viene considerato l’interesse generale è assolutamente condivisibile solo a condizione di mettere a confronto interessi “qualitativamente” simili. E a tale riguardo ha fatto notare che mentre le collettività locali si identificano con un territorio delimitato, ma specifico, la collettività più ampia rimanda ad una idea di mercato; che cioè da un lato si pongono i valori e le ragioni della società, sia pure in una accezione delimitata geograficamente e dall’altro i valori e le ragioni dell’economia. Ha concluso che in Val di Susa l’equilibrio tra le ragioni dell’economia e quelle della società viene sacrificato a favore delle prime.

 

Il TPP ha parlato esplicitamente di una politica che sta plasmando le sue scelte sulle indicazioni provenienti dalle istituzioni internazionali, e che costringe sistematicamente la società ad adattarsi alle leggi dell’economia, non riesce più a tutelare i diritti e allo stesso tempo genera una perdita della “qualità” della democrazia.
E ha concluso che sulle popolazioni già colpite dalle grandi opere si chiude una specie di circolo vizioso antidemocratico e oligarchico, che vede come protagonisti potentissimi interessi di grandi attori economici, che strumentalizzano a proprio ed esclusivo interesse le risorse istituzionali del sistema democratico.


 

Ecco, queste sono solo alcune delle considerazioni contenute nelle motivazioni della sentenza che hanno portato a riconoscere nel dispositivo finale le violazioni di diritti e le diverse responnsabilità.

 

 
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