Un processo da vedere
Sul sito del Controsservatorio Valsusa sono disponibili tutte le registrazioni audio/video relative alla recente sessione conclusiva del Tribunale Permanente dei Popoli dedicata a "Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere" In 63 video sono presentati l'esposizione dell'atto di accusa, tutte le testimoninaze, le requisitorie finali, la lettura della sentenza e delle raccomandazioni.
A breve sarano note le motivazioni.
Sono passate meno di due settimane dalla storica sentenza con cui il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) ha condannato "l'intero sistema delle grandi opere inutili e imposte" elencando in particolare le violazioni di diritti fondamentali commesse in Val di Susa e i responsabili di tali violazioni. Una sentenza che non ha potuto passare inosservata e che ha già scatenato qualche reazione scomposta: ad esempio in un articolo pubblicato da Repubblica" si parlava di "sedicente tribunale" paragonandolo a chi "raccatta oggetti privi di valore e pezzi di ciarpame" e via denigrando. Segno che la sentenza ha colpito nel segno.
Lo stesso articolo, riferendosi al pubblico, parlava di "piazza" selezionata e ristretta, ma rumorosa: mettiamo le registrazioni audio/video anche a disposizione di chi esprime rancore rodendosi il fegato (vedi la replica del TPP)
Nel dispositivo della sentenza letto da Philippe Texier viene riconosciuto alle persone che si mobilitano contro il TAV e contro altre grandi opere inutili e imposte il ruolo di "sentinelle che lanciano l'allarme" riprendendo letteralmente una formulazione contenuta in risoluzioni del Consiglio d'Europa che definisce regole vincolanti (e disattese) per i giudici dei diversi paesi.
Sbaglierebbe chi volesse attribuire alla conclusione a cui è giunto il TPP un valore soltanto per la Valsusa: nella sentenza si parla di "un modello consolidato di comportamento nella gestione del territorio e delle dinamiche sociali ogni volta che ci si trova in uno scenario di approvazione e realizzazione delle grandi opere infrastrutturali".
E aggiunge: "i governi sono al servizio dei grandi interessi economici e finanziari, nazionali e sovranazionali e delle loro istituzioni nel disporre senza limiti né controllo dei loro territori e delle loro risorse: si ignorano totalmente le opinioni, gli argomenti, ma ancor più il sentire vivo delle popolazioni direttamente colpite. Ciò rappresenta, nel cuore dell’Europa, una minaccia estremamente grave all’essenza dello stato di diritto e del sistema democratico che deve necessariamente essere fondato sulla partecipazione e la promozione dei diritti ed il benessere, nella dignità, delle persone."
Questa sentenza potrà rappresentare un valido sostegno per tutte quelle comunità che vivono situazioni analoghe a quelle passate al setaccio dal TPP. Per la Valsusa non è certo un punto di arrivo ma un riferimento da cui ripartire per dare maggior vigore a una domanda di democrazia e di diritti: la stessa domanda che arriva da tante altre realtà in cui sono violati gli stessi diritti.
Il nostro augurio è che tutte queste realtà, utilizzando anche il sostegno della sentenza appena pronunciata, possano riconoscersi nelle parole di una componente della giuria, la cilena Sara Larrain, che riferendosi alla lotta no tav ha detto: "Il conflitto genera dolore, ma anche una grandissima opportunità per costruire una comunità di lotta per i diritti".
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